Antologia Pane e Riso

14.00

Come mai scegliere due locuzioni tipicamente anconetane come titolo per una rac- colta di racconti brevi, essenzialmente ambientati a Jesi e dintorni? Credo che i let- tori che più o meno hanno la mia età o giù di lì abbiano colto al volo l’ironia che si cela dietro queste espressioni, legate si a dei piatti tipici di Ancona e di Jesi, ma anche diretta suggestione dell’eterna rivalità tra le due cittadine e usate per pendersi in giro a vicenda in maniera goliardica e burlesca. Il “pane con l’olio” e il “riso con le ossa” erano piatti tipici della cucina povera marchigiana, il primo più in uso nella zona di Ancona e legato alla produzione dell’olio di oliva, il secondo più nelle zone di campagna dello jesino e del maceratese e legato alla pista del maiale. Ma quando uno jesino diceva a un anconetano “Pà cu’ l’ojo” faceva riferimento alla tipica in- flessione dialettale, che aveva la sua espressione più eclatante in questa breve frase. E di certo l’anconetano non si faceva sfuggire la battuta, per rispondere: “Senti chi ce parla! Quello che magna el riso sa l’ossi!” E anche qui c’era sì il riferimento al riso cotto nel brodo ottenuto dalla prolungata bollitura delle ossa di scarto del maia- le, disponibili soprattutto in inverno, nel periodo della “pista”, ma in particolare si prendeva in giro il modo di pronunciare la lettera “esse” da parte di noi jesini, che la sibiliamo quasi tra i denti, facendo fuoriuscire un suono dolce, anziché duro, co- me accade nel resto della regione, dando a volte alla pronuncia dialettale jesina un accento che ricorda da vicino il toscano.

Come mai scegliere due locuzioni tipicamente anconetane come titolo per una rac- colta di racconti brevi, essenzialmente ambientati a Jesi e dintorni? Credo che i let- tori che più o meno hanno la mia età o giù di lì abbiano colto al volo l’ironia che si cela dietro queste espressioni, legate si a dei piatti tipici di Ancona e di Jesi, ma anche diretta suggestione dell’eterna rivalità tra le due cittadine e usate per pendersi in giro a vicenda in maniera goliardica e burlesca. Il “pane con l’olio” e il “riso con le ossa” erano piatti tipici della cucina povera marchigiana, il primo più in uso nella zona di Ancona e legato alla produzione dell’olio di oliva, il secondo più nelle zone di campagna dello jesino e del maceratese e legato alla pista del maiale. Ma quando uno jesino diceva a un anconetano “Pà cu’ l’ojo” faceva riferimento alla tipica in- flessione dialettale, che aveva la sua espressione più eclatante in questa breve frase. E di certo l’anconetano non si faceva sfuggire la battuta, per rispondere: “Senti chi ce parla! Quello che magna el riso sa l’ossi!” E anche qui c’era sì il riferimento al riso cotto nel brodo ottenuto dalla prolungata bollitura delle ossa di scarto del maia- le, disponibili soprattutto in inverno, nel periodo della “pista”, ma in particolare si prendeva in giro il modo di pronunciare la lettera “esse” da parte di noi jesini, che la sibiliamo quasi tra i denti, facendo fuoriuscire un suono dolce, anziché duro, co- me accade nel resto della regione, dando a volte alla pronuncia dialettale jesina un accento che ricorda da vicino il toscano.

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